I call center nascono in America, per arrivare in Italia circa 20 anni fa. Da quel momento in poi sono spuntati ovunque nel nostro paese, come l’erbaccia in un giardino.
In quegli anni lì, questa tipologia di lavoro era ancora una novità quasi del tutto sconosciuta qui in Italia, prima di tutto alle autorità.
Una tragedia.
Gli operatori telefonici non avevano alcun diritto, e venivano sfruttati fino allo sfinimento per pochi spiccioli. All’epoca come metro per la paga si utilizzava il “più parli più guadagni“: più gli operatori riuscivano a stare a telefono con il cliente e più venivano pagati.
Uno stipendio con “scatto alla risposta”, e puoi immaginare le paghe da fame.
Con il tempo la situazione è migliorata.
Nel 2018 c’è stata la firma del protocollo d’intesa sui call center da parte di Paolo Gentiloni, che ha stabilito una crescente tutela per gli operatori telefonici, ma come recita il detto: “fatta la legge trovato l’inganno“.
In alcuni call center si è continuato, si continua e probabilmente si continuerà, a sfruttare gli operatori fino all’osso.
Da qui la rovina di una intera categoria. Tant’è vero che lavorare in un call center è considerata una cosa da “disperati”. Anche se i numeri suscitano qualche dubbio al riguardo.
Stando a dati che puoi facilmente trovare su internet anche tu, sono in 23mila gli italiani che lavorano in un call center.
Sono tutti così disperati?
Non credo.
Hanno bisogno di lavorare? Certo, ma perché mai dovrebbero scegliere un lavoro dove “si sa” che non ti pagano, ti licenziano al primo errore e ti sfruttano?
E’ più facile che In Italia ci siano 23mila pazzi a cui piace lavorare per uno stipendio da fame, o che quello che si racconta sui call center non valga per tutta la categoria??
Secondo me è la seconda.
Ci sono aziende serie anche nel settore dei call center, e questo è un lavoro che piace e che una persona SCEGLIE di fare. Solo che nessuno né parla mai,
Ecco la verità.
Dire che nel 2021 ci sono ancora persone capaci di guadagnare “bene” con le vendite, ambito dove non servono “titoli accademici” per poter lavorare, potrebbe sembrare un passo indietro dopo anni di propaganda pro-università.
In fin dei conti venditori si nasce, e scegliendolo come lavoro non si fa altro che affinare e assecondare il proprio talento naturale. Non mi credi?
Fermati un momento e rispondi a queste domande:
1. Ti è mai capitato di aver ragione in una discussione, dove sapevi di aver torto?
2. Sei mai riuscito/a a convincere amici, conoscenti, familiari a fare quello che volevi tu?
3. Quando parli, di solito, le persone ti ascoltano?
Se hai risposto sì ad almeno due di queste tre domande ( e potrei fartene ancora tante ) anche tu sei una persona che potrebbe trovare in un call center il lavoro dei sogni, e potresti anche rientrare nella categoria degli “alto performanti”, ovvero uno di quelli che guadagna tanto, detto in parole molto povere.
Se ancora non è successo è semplicemente perché hai dato retta alle voci che si sentono in giro sui call center.
Hai commesso un errore… scusa se te lo dico.
Hai perso un’occasione, non devi mai credere a quello che senti solo a quello che vedi.
Pensa che la nostra azienda conta in tutto un canale virtuale, dove lavorano più di cento persone e 4 sedi fisiche divise tra Campania e Calabria, una di queste si trova nel famoso Palazzo Motta, situato nell’ancora più famosa via Toledo di Napoli.
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In tutto contiamo 350 collaboratori
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Chi parte dalle cuffie può arrivare a sedersi negli uffici.
Quando lo raccontiamo sono in pochi a crederci, sembra troppo bello per essere vero, per essere un call center.
Ma chi arriva, chi tocca con mano la nostra “Rèalta” in RèSpeak ci resta.
Puoi contattare uno qualsiasi dei nostri RèSpeaker e chiederlo, li trovi visitando la nostra pagina Facebook. Gli invii un messaggio privato e chiedi… scegli tu a chi …
Se ti pubblicassi le recensioni penseresti che sono inventate o “gonfiate”, lo so.
Ti verrebbe difficile credere che per un call center si possano spendere parole così belle, e hai ragione.
Per un call center di sicuro no, ma per RèSpeak sì.
E potrai toccare con mano quello che sto dicendo, inviando la tua candidatura.
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